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SOTTO ASSEDIO. Stepanakert (Repubblica dell' Artsakh), 7 ottobre 2020
Una colonna di fumo si leva dai sobborghi di Stepanakert dopo un raid aereo. Per 44 giorni la città è stata bombardata notte e giorno dall'Azerbaijan con il supporto militare dalla Turchia. L'offensiva, iniziata il 27 settembre 2020, è terminata il 9 novembre 2020 con il cessate il fuoco mediato dalla Russia. Da allora l'Azerbaijan ha ripetutamente violato l'accordo
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LINEA DI CONTATTO
Martakert (Repubblica dell’Artsakh), 8 settembre 2015. Sotto il fuoco azero lungo la linea di contatto nei pressi di Martakert, città liberata dagli armeni il 27 giugno 1993 al termine della Prima Guerra del Karabakh. La cittadina venne duramente colpita anche nel 2016 durante la Guerra dei 4 giorni e successivamente durante la Guerra dei 44 giorni, nel 2020.
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Martakert (Repubblica dell’Artsakh), 8 settembre 2015. Sotto il fuoco azero lungo la linea di contatto nei pressi di Martakert, città liberata dagli armeni il 27 giugno 1993 al termine della Prima Guerra del Karabakh. La cittadina venne duramente colpita anche nel 2016 durante la Guerra dei 4 giorni e successivamente durante la Guerra dei 44 giorni, nel 2020.
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CITTA' FANTASMA. Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 5 ottobre 2020
Nella città svuotata dalle sirene che preannunciano gli attacchi imminenti, si aggirano solamente decine di cani abbandonati. Davanti a un negozio chiuso, durante una breve pausa dei bombardamenti una mano pietosa ha lasciato un pezzo di carne per sfamare gli animali.
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BUS STOP
Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 10 ottobre 2020. Giubbotto antiproiettile, Kalashnikov e scarpe da ginnastica. Due volontari attendono alla fermata del bus di Stepakert il mezzo che li trasporterà al fronte. Le condizioni dell’esercito del Nagorno Karabakh sono parse inadeguate sin dai primi giorni della Guerra dei 44 giorni a causa della carenza di uomini e di armi adatte a fronteggiare l’avanzata dell’Azerbajian.
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ROVINE. Shushi (Repubblica dell'Artsakh), 8 ottobre 2020
I resti del teatro cittadino distrutto il 6 ottobre 2020 da un attacco missilistico. Al suo interno ospitava un centinaio di militari armeni impegnati nella difesa della città. Shushi, caposaldo strategico dell'Artsakh, il 7 novembre 2020 è stata conquistata dalle forze speciali azere: due giorni dopo l'Armenia ha firmato l'accordo di cessate il fuoco.
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VERSO IL FRONTE. Corridoio di Lashin (Repubblica dell'Artsakh), 4 ottobre 2020
Militari diretti al fronte a bordo di un bus civile partito da Yerevan. Per rispondere all'offensiva azera sono accorsi in Artsakh centinaia di volontari provenienti dall'Armenia e da tutta Europa. Dal 9 novembre 2020, giorno in cui è stato firmato il cessate il fuoco, i confini di ciò che resta dell'Artsakh sono protetti da un contingente russo.
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ARMI PROIBITE. Stepanakert (Republic of Artsakh), 6 ottobre 2020
I resti di una cluster bomb, ordigno vietato dalla Convenzione di Oslo del 2007. L'Azerbaijan ha lanciato migliaia di questi ordigni sull'Artsakh, effettuando bombardamenti a tappeto anche su numerosi obiettivi civili.
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SOGNI INFRANTI. Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 6 ottobre 2020
Susan Movsesyan aveva solo tre mesi quando nel 1992, durante la Prima Guerra del Karabakh, la madre la portò nei sotterranei del teatro cittadino per proteggerla dai bombardamenti azeri. Ventotto anni dopo è tornata nuovamente nello stesso rifugio: "Questa guerra ha infranto tutti i miei sogni: voglio solo vivere in pace nella mia terra".
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IL TEMPO SOSPESO. Shushi (Repubblica dell'Artsakh), 8 ottobre 2020
Una cantina trasformata in rifugio nei sobborghi della città. Per oltre un mese migliaia di persone hanno vissuto in queste condizioni notte e giorno, spesso senza luce e acqua, a causa dei violenti bombardamenti che non hanno risparmiato i villaggi più remoti.
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GLI OCCHI DELLA GUERRA. Stepanakert (Republic of Artsakh), 8 ottobre 2020
Lo sguardo intenso e perduto di Sonya, novant'anni, costretta a rimanere in casa durante i bombardamenti a causa delle precarie condizioni di salute. Quasi 100.000 persone, il novanta per cento della popolazione, hanno abbandonato l'Artsakh durante la Guerra dei 44 giorni.
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L'ULTIMO RIFUGIO. Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 10 ottobre 2020
La cripta della cattedrale Santa Maria di Dio trasformata in rifugio. Qui, per oltre un mese, decine di civili hanno cercato scampo ai bombardamenti azeri che hanno colpito la capitale dell'Artsakh notte e giorno, senza tregua.
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LA GENERAZIONE PERDUTA. Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 7 October 2020
Un giovane volontario mostra l'immagine del suo carrarmato. La Guerra dei 44 giorni ha falciato un'intera generazione di ragazzi poco più che ventenni, vittime di un conflitto che prosegue ininterrottamente da quasi trent'anni. Secondo le fonti ufficiali gli scontri avvenuti nel 2020 avrebbero complessivamente causato settemila morti. Fonti indipendenti ne stimano almeno diecimila.
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L'ULTIMO SGUARDO. Stepanakert (Repubblica dell'Arstakh), 5 ottobre 2020
Un anziano appena deceduto sull'ambulanza che aveva cercato di trarlo in salvo. Si chiamava Moves Pogosyan, aveva 63 anni, è rimasto sotto le macerie della sua casa distrutta da un razzo azero. Si stima che siano almeno un centinaio i civili armeni morti a causa del conflitto.
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DISPERAZIONE Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 11 ottobre 2020
La disperazione dei genitori di un volontario appena sepolto nel cimitero di Stepanakert. Si chiamava Aram Mkrtchyan, aveva combattuto nel 1992 la Prima Guerra del Karabakh e nel 2016 la Guerra dei 4 giorni. E' stato ucciso al fronte il 9 ottobre 2020: quattro giorni prima aveva compiuto 46 anni, ha lasciato tre figli.
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SOPRAVVISSUTO. Stepanakert (Repubblica dell'Artsakh), 10 ottobre 2020
Arman Mkrtchyan, 27 anni, volontario giunto da Yerevan, prega nella cattedrale di Stepanakert. Ha un braccio fasciato a causa delle ferite riportate al fronte durante l'offensiva azera: "Torno a casa, ma lascio qui molti compagni che non potranno più riabbracciare le famiglie".